Il Senegal al femminile

Il racconto di un paese e delle sue tradizioni visto con gli occhi delle donne
20 minuti di lettura

Dott.ssa Carlotta Valesi
Marketing Manager for MEDIVAC

Senegal

Il Senegal è uno stato dell’Africa occidentale e prende nome dall’omonimo fiume che lo attraversa. Il Paese ha un passato difficile e doloroso, che ha visto la magnifica isola di Gorée, al largo delle coste senegalesi, diventare tra il ‘500 e il ‘600 il centro di raccolta e smistamento degli schiavi: una tratta prima sotto il controllo dei portoghesi e poi dei francesi, i quali successivamente inclusero il Senegal nell’Impero coloniale francese. 

Nonostante abbia ottenuto la piena e formale indipendenza nel 1960, il Senegal mostra ancora forti contraddizioni: perché, se da un lato l’ambizione di riscattarsi dal passato coloniale contando solo sulle proprie forze e organizzazioni sociali o politiche è fortemente radicata, dall’altro rimane ancora molto stretto il legame politico-strategico, linguistico ed economico con la Francia (e più in generale con l’Europa). Di fatto, nonostante i recenti disordini, il Senegal ha ancora un ruolo fondamentale per il contenimento del terrorismo islamico-fondamentalista nello scacchiere dell’Africa occidentale. Conta molto in tutto ciò anche la stabilità politica e religiosa che da sempre lo contraddistingue.

 

La popolazione è costituita da diversi gruppi etnici, tra i quali i Wolof , che rappresentano il 43% del totale e il gruppo più diffuso sul territorio senegalese, i Poeul e Toucouleurs. La religione islamica, praticata dal 94% della popolazione, sembra fungere da “trait d’union” tra i diversi gruppi, permeando la cultura e la quotidianità del Paese, scandita dalle preghiere rituali. Passeggiando per strada nei minuti che precedono la preghiera è comune vedere le persone, anche i bambini, interrompere attività e giochi per prepararsi con il lavaggio di mani, piedi e testa al momento di religioso silenzio.

Molto diffuso sono anche l’animismo e le credenze legate ai “gri-gri”, gli amuleti protettivi assicurati ai polsi e alle caviglie dei bambini appena nati, amuleti che vengono assegnati al momento della cerimonia di riconoscimento nella comunità per proteggere i bimbi durante l’infanzia.

La popolazione delle zone rurali, le più povere e disagiate del Senegal, è privata anche dei servizi più essenziali. Eppure, sono proprio queste le regioni più autentiche del Senegal. Nei villaggi delle campagne è possibile, infatti, assaporare i piatti più tipici cucinati dalle donne: con una sapienza antica, con cura e un’attenzione lunghe una giornata intera esse preparano verdure, carni o pesci che accompagnano il riso, insaporito dall’immancabile dado.

“Passeggiare nei mercati costituisce un’esperienza imperdibile: restano vivi nei ricordi il forte odore di pesce secco, i colori brillanti delle verdure e dei frutti, il vociare dei mercanti, che cercano di attirarti alle loro bancarelle, e l’immagine dei mendicanti spesso malconci o storpi, che si aggirano tra la folla come se fossero fantasmi sbucati improvvisamente da un “non luogo”. Ancora più affascinanti sono i “gamou”, i mercati presenti nei diversi villaggi in occasione delle feste patronali, che richiamano migliaia di persone, mercanti o allevatori con il loro bestiame, portato fin li’ per essere venduto. camminando tra le piccole strade dei villaggi si è spesso chiamati daI curiosi fermi sull’uscio di casa che invitano a bere té o “toubab”, il caffè zuccherato, speziato con pepe e servito in piccoli bicchieri di vetro, che emanano un profumo inebriante.”

Nei villaggi più remoti mancano quasi del tutto le strutture sanitarie di base. Nei rari casi in cui queste sono presenti, difficilmente la popolazione ha i mezzi per accedervi, non solo per mancanza di denaro o di cultura sanitaria, ma anche per la grande lontananza dalla struttura o le difficoltà per raggiungerle. Di fatto, in Senegal il sapere della medicina tradizionale legata a “tradi-practiciens” (o talvolta presunti tali), è una presenza inestirpabile che custodisce antiche conoscenze curative basate sull’uso di piante medicinali locali la cui efficacia è sempre da verificare.

 

 

I “guaritori”, seppure riuniti in un’Organizzazione Nazionale chiamata “Amphot”, non sono ancora formalmente riconosciuti dal governo senegalese e spesso operano al di fuori del sistema sanitario “convenzionale” del Paese. Di fatto, nonostante le raccomandazioni dell’OMS e una certa apertura reciproca tra medicina convenzionale e antiche pratiche locali (il Ministero della Salute si è fatto negli anni promotore e sostenitore di corsi di formazione per i “guaritori” volti a mediare i differenti approcci), la collaborazione tra i due sistemi appare ancora difficile, a maggior ragione perché è ancora percepibile nei “guaritori” una certa diffidenza verso il sistema istituzionale dal quale si sentono fondamentalmente rifiutati.

Tuttavia, lo “spirito” e la presenza delle antiche pratiche è talvolta riscontrabile anche presso gli stessi medici appartenenti alla scienza ufficiale: ad esempio, durante i travagli e i parti viene concesso alle donne di portare con sé i rimedi naturali.

 

 

In generale, ma soprattutto nelle campagne, anche le strutture e il personale scolastico sono insufficienti, e comunque l’istruzione risulta inaccessibile ai più per costi o lontananza. Così molti bambini e ragazzi, da adulti, sono destinati all’analfabetismo. Una situazione che a livello femminile è destinata a diventare ancor più seria, poiché le bambine spesso abbandonano il percorso scolastico costrette da gravidanze e matrimoni precoci decisi dalle loro stesse famiglie.

Proseguire gli studi non significa per le ragazze solo imparare o acquisire le nozioni e la cultura fondamentali, ma rappresenta anche un modo per affrancarsi dalle consuetudini, per potersi affermare come donne consapevoli e indipendenti e prevenire gravi rischi per la salute.

 

“donne e mamme stanno diventando le prime sostenitrici dell’importanza dell’educazione scolastica, soprattutto quella delle bambine. Un esempio di come si stia affrontatndo il cambiamento e’il “Premio Lara Araldi” di Pire Gouréye (Regione di Thies), un progetto sostenuto dalla Cooperazione Internazionale attivo dal 2009 e che vede ogni anno, durante la “Festa dell’Eccellenza Femminile”, circa 60 ragazze ricevere una borsa di studio basata sul merito. La borsa, di durata annuale, e’ finalizzata ad aiutarle a proseguire gli studi anche fino all’Università.”

 

Il “Premio Lara Araldi” ha ottenuto un riconoscimento formale da parte delle Autorità locali e nazionali senegalesi e il sostegno dalle comunità. Tanto che i genitori delle ragazze hanno costituito un comitato per gestire l’organizzazione del premio, riconosciuto come bene pubblico della collettività, e per promuoverne l’importanza attraverso la sensibilizzazione delle famiglie. Gli ultimi dati, presentati anche in consessi internazionali, dicono che il livello scolastico generale nella Regione di Thies è aumentato perché le e gli alunni sono portati a migliorare il proprio rendimento per poter accedere al premio, disponibile, di recente, anche per i ragazzi.

 

Foto di Papa birame Faye

 

Lo stato di indigenza e povertà, che affligge in modo più grave la popolazione senegalese rurale, è stato aggravato negli ultimi anni dall’emigrazione maschile verso le città e i Paesi occidentali.  Così le donne sono rimaste le sole a occuparsi dei figli e della coltivazione della terra. Terra che spesso, per antiche consuetudini dure da estirpare, è considerata una proprietà “maschile” e sulla quale le donne senegalesi non riescono ad esercitare alcun diritto. Tuttavia, esse sono sempre più consapevoli di quanto spetta loro e hanno iniziato a domandare, senza timori, ciò che spetta loro. Soprattutto perché coltivare la terra previene il fenomeno del “land grabbing” ed è la migliore soluzione per la tutela e la cura dell’ambiente.

Un chiaro esempio della loro raggiunta consapevolezza è rappresentato dall’elevato grado di maturità associativa femminile, che svolge un ruolo fondamentale, e sempre più riconosciuto dalla società, per lo sviluppo del Paese. In particolare, delle aree rurali. Il riconoscimento ha raggiunto recentemente un livello formale e politico: la riforma dell’atto 3 della decentralizzazione, adottata a Dicembre 2013 dall’Assemblea Nazionale, prevede tra i nuovi eletti una percentuale paritetica di donne, chiamate anche esse a partecipare alle attività di formazione richieste dallo stesso governo senegalese in merito ad argomenti di amministrazione, gestione e finanza.

 

 

 

“le donne impegnate nell’agricoltura e nell’allevamento sono il fulcro e il volano dell’economia Senegalese: in questi settori gestiscono piccole attività imprenditoriali generatrici di reddito e in grado di consentire alla famiglia e ai figli l’accesso alle cure di base e all’istruzione.”

 

Sono le donne, infatti, a gestire con pieno successo una pratica molto diffusa e ben consolidata soprattutto nelle campagne africane: quella delle cosiddette “Tontines”. Secondo questa pratica, le donne, impegnate in un comitato di gestione, versano ogni mese una parte della rendita delle proprie attività come quota di partecipazione. La somma delle quote confluisce in un fondo comune affidato, in totale trasparenza e a rotazione mensile, a una delle donne associate, che può investire il denaro per acquisti e spese personali o della famiglia.

 

“si tratta, di fatto, di un sistema parallelo a quello delle Banche, con maggiore circolazione di denaro e trasparenza. cosi’ le donne diventano piccole imprenditricei indipendenti, alle quali e’ affidata la vita famigliare e della comunità.”

 

A Pire Gouréye è attivo un esempio ammirevole di questa organizzazione rurale al femminile. Una “case history” davvero formidabile se la si osserva con gli occhi dell’occidentale. Sono le stesse donne ad accompagnarti con orgoglio a vedere i piccoli lotti di terra che coltivano a regola d’arte con i prodotti locali e stagionali, utilizzati per preparare i pasti alle loro famiglie o venduti nei mercati locali o di Dakar.

Nonostante le limitazioni culturali e religiose ancora presenti, le donne senegalesi stanno dando vita a una rete forte, in grado di incidere profondamente in una realtà ancestrale e sedimentata. Capace di produrre inaspettati cambiamenti anche in Italia presso le comunità di migranti senegalesi.

Realeted Stories

Una speranza di riscatto

Così nel 1991 nacque la “Cooperativa Madrugada”

Prof. Roberto Corrocher


read more

C’est magique

Appunti da una missione tecnica in Repubblica Democratica del Congo

Dr. Maurizio Misitano


read more

Un’esplosione

Appunti da una missione tecnica in Burkina Faso

Dott.ssa Fabiana Giacomelli


read more

Lettere da un altro mondo

14 anni da chirurgo umanitario

Prof. Sandro Contini


read more

Gente che cammina

Il topos caratterizzante un viaggio in Africa subsahariana è la gente che cammina. Ovunque.

Prof. Gabriele Costantino


read more